sabato 26 gennaio 2008

Lettera a Napolitano


Ill.mo Presidente Napolitano,
chi le scrive è un italiano disilluso, amareggiato, che ha perso la sua fiducia nelle istituzioni dello stato. So che Lei è stato testimone e protagonista della vita della nostra repubblica fin dal suo nascere. Ora vengo a chiederLe: perchè in Italia la democrazia, intesa come sistema di governo, ha fallito?
Perdoni il mio essere tanto dirett, ma il triste spettacolo che i nostri uomini politici hanno dato di sè stessi e delle istituzioni nel lustro che ci lasciamo alle spalle, è stato di sommo degrado. Esso ha incrinato profondamente in me e in molti altri l'idea fieramente trasmessa dalle generazioni che ci hanno preceduto, che il diritto di determinare il proprio governo è la più grande vittoria che un popolo possa rivendicare.
Questo mi spaventa. Dov'è finita quella voglia di fare, e di fare bene, che animava i nostri padri? Dove l'orgoglio di un popolo che nel determinare il proprio destino manifesta la forza di assumersi le responsabilità dei propri errori e la gioia di incassare il frutto delle prorie conquiste?
Chi ci ha tolto tutto questo? Alcuni pensano di trovare una facile risposta accusando di questo la politica, intesa come insieme dell'azione degli uomini politici di ieri e di oggi. Ma se nella nostra liberta di scegliere chi ci rappresenta noi scegliamo costoro, non siamo prorio noi a tradire noi stessi? E se così fosse non è forse possibile che questo diritto ci debba venir tolto per il nostro bene?
Le confesso Presidente che provo orrore al pensiero che questo ragionamento possa essere esatto.
Mi aiuti Presidente, ci aiuti, a credere di nuovo a quei valori che Lei nella Sua persona e nella carica che ricopre incarna più di chiunque altro.

Un Italiano

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